Risorsa: traduzione
Autore: Bonaventura da Bagnoregio
Traduttore: Martino Sacchi
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Libro 1
L’universo (rerum universitas) è come una scala per salire a Dio. Tra le cose, alcune sono come delle orme e altre sono come un’immagine, alcune sono corporali e altre spirituali, alcune sono nel tempo e altre eterne, alcune infine sono fuori di noi, altre dentro di noi. Perciò, per poter giungere a considerare il Primo Principio, che è l’entità più spirituale ed è eterno e sopra di noi, è necessario prima di tutto che noi passiamo attraverso l’orma (vestigium), che è corporea e temporale e esterna a noi: questo significa essere guidati sulla via di Dio. Poi bisogna ritornare presso di noi, presso la nostra mens, che è l’immagine eterna di Dio, e questo significa camminare verso la verità di Dio. E’ infine necessario che noi trascendiamo noi stessi verso l’eterno, che è l’ente più spirituale, rivolgendo lo sguardo sopra di noi verso il Primo Principio: questo significa godere nella conoscenza di Dio e nel rispetto della Sua maestà
Nelle tre tappe di questo percorso la nostra mens mostra tre aspetti principali. Nel primo essa si rivolge verso l’esteriorità del corpo, e per questo essa è chiamata “animalità” oppure sensibilità; il secondo aspetto è quello per il quale la mens è in sé e per sé, ed è ciò per cui la mens è detta spirito; il terzo aspetto, per il quale la mens è propriamente se stessa, è quello per cui essa si rivolge a ciò che è sopra di lei. Considerando tutte queste cose ci si deve disporre a risalire a Dio, per amarlo con tutta la mente, con tutto il cuore e con tutta l’anima. In ciò viene a trovarsi la perfetta osservanza della legge e nello stesso tempo la sapienza cristiana.
Questo è dunque il cammino di tre giorni nella solitudine; questa è la triplice illuminazione dell’unico Dio: la prima assomiglia alla sera, la seconda alla mattina, la terza al mezzogiorno. Questa illuminazione riguarda la triplice esistenza delle cose, ossia sottoforma di materia, intelletto e arte eterna, come è scritto: “Sia!” “Fece” e “Fu fatto”. E questa considerazione riguarda la triplice sostanza ( corporea, spirituale e divina) in Cristo, che è la nostra scala verso Dio.
Tutte le cose che abbiamo appena considerato si dispongono a due a due e così conviene considerare Dio come l’alfa e l’omega di tutto: da un lato, bisogna vedere Dio in ognuna delle cose come attraverso uno specchio e come in uno specchio, dall’altro ciascuno di questi passaggi a sua volta deve essere da un lato tenuto unito con l’altro che gli è collegato e dall’altro va considerato da solo. Da queste considerazioni segue che è necessario salire verso il sesto e ultimo grado della perfezione attraverso tre livelli di meditazione, ciascuno dei quali si divide in due. In questo modo, come Dio creò in sei giorni il mondo intero e il settimo riposò, così il microcosmo della nostra anima deve essere guidato col massimo ordine attraverso sei livelli successivi di illuminazione fino alla quiete della contemplazione. Una prefigurazione di questo cammino si trova nel fatto che sei sono i gradini che conducevano al trono di Salomone, o anche nel fatto che il serafino visto da Isaia aveva sei ali. Non dimentichiamo che Dio chiamò Mosè dopo sei giorni dal mezzo della nebbia, e che fu dopo sei giorni che Cristo come è scritto nel Vangelo di Matteo, condusse i discepoli sul monte e si trasfigurò davanti a loro.
Poiché sei sono i gradini dell’ascesa verso Dio, sei sono anche le potenze dell’anima con le quali risaliamo dal livello più basso a quello più alto, passando dall’esteriorità all’interiorità e dalle realtà nel tempo a quelle fuori dal tempo: i sensi, l’immaginazione, la ragione, l’intelletto, l’intelligenza e infine la pura mens, cioè la scintilla della sinderesi. Queste facoltà, che sono come i gradini che dobbiamo salire, si trovano già in noi per natura, sono deformati dalla colpa ma resitituiti alla loro funzione originale dalla grazia. Vanno purificate attraverso la virtù della giustizia, esercitate attraverso il sapere e portate al loro culmine grazie alla sapienza.
Chi vuole innalzarsi verso Dio deve, allontanata la colpa del peccato che deforma la natura originale, esercitare le potenze della nostra anima di cui abbiamo appena parlato per rinnovarle con la grazia (e questo avviene con la preghiera), purificarle nella giustizia (e questo avviene con la conversione), illuminarle nel sapere (grazie alla meditazione) e portarle al loro culmine con la contemplazione. Come nessuno giunge alla sapienza se non attraverso la grazia,la giustizia e la scienza, così nessuno giunge alla contemplazione se non attraverso una meditazione attenta, una conversione sincera e una preghiera intensa e concentrata. Poiché la grazia è il fondamento della volontà retta e della illuminazione della ragione noi per prima cosa dobbiamo pregare, poi vivere santamente, in terzo luogo tendere verso le rappresentazioni della verità e, insistendo, salire passo passo fino a che si giunga al monte eccelso, dove potremo scorgere il Dio degli dei in Sion.
Va notato che il mondo esterno, come un macrocosmo, si riflette nella nostra anima, che è come un microcosmo in miniatura, attraverso le porte dei cinque sensi in base al loro modo di conoscere, al piacere che provano conoscendo e al modo di giudicare che compete a ciascuno di loro. Questo risulta evidente dal fatto che in questo processo ci sono alcune cose che fungono da causa, altre cose che sono generate, altre infine che governano le une e le altre. Ciò che dà inizio al processo sono i corpi semplici, ovvero i corpi celesti e i quattro elementi. Infatti tutto ciò che è generato e prodotto attraverso l’azione della virtù naturale, lo è a partire dagli elementi semplici tramite l’azione della luce che riesce a conciliare l’opposizione degli elementi negli enti intermedi. Le cose generate, in verità, sono i corpi composti dagli elementi, come i minerali, i vegetali, le cose sensibili e i corpi umani. Le entità che le reggono e le governano sono le sostanze spirituali. Le sostanze spirituali, a loro volta, o sono unite ai corpi in modo indissolubile, come sono le anime degli animali, o sono unite ai corpi ma in modo da poter esistere anche separatamente, come è il caso degli spiriti razionali, o di quelli celesti, che i filosofi chiamano intelligenze separate e noi chiamiamo angeli. Secondo i filosofi il compito di queste intelligenze separate consiste nell’essere causa del movimento dei cieli e perciò a loro viene attribuita l’amministrazione dell’universo: esse ricevono dalla prima causa, ossia Dio, l’influenza della virtù, che poi distribuiscono in base al governo delle cose che riflette a sua volta la natura stessa delle cose.